Qual è la più grande paura dei ragazzi e delle ragazze in adolescenza?
Il futuro?
I rimpianti di un passato seppur così recente?
I rimorsi per gli errori che si compiono?
Allora è meglio muoversi o stare fermi?
Se non facciamo niente, il futuro di qui abbiamo già nostalgia non arriverà mai?
Queste sono le domande che mi sono posta per creare una performance interattiva sul tema della paura del futuro per chi si affaccia timidamente ad un futuro che è vicino e lontano al tempo stesso… così è nata Qui e Ora, una performance interattiva ed immersa in cuffia che simula un viaggio nello spazio.
Ho scelto di fare dialogare due voci, una propositiva, volitiva e che non vede l’ora di affrontare le scelte e una più legata alla sua comfort zone e meno incline ai cambiamenti, sono le guide che attraverso le loro voci, femminile e maschile ci condurranno in questo bizzarro viaggio nel tempo e nello spazio.
Qui e Ora è un laboratorio immersivo e interattivo in cuffia, nel quale i partecipanti saranno guidati in un viaggio interspaziale e temporale che li porterà a riflettere sul futuro “giocando”con le dimensioni di spazio e tempo in un’avventura ai confini della realtà dove nulla è come sembra, ma la Terra vista da lassù è “bellissima”.
I ragazzi dai 14 ai 19 anni per mezz’ora ascolteranno due voci dialogare con loro e invitarli a prendere “spazio” e “tempo”, a partecipare ad un breve ma intenso viaggio interstellare in cui potranno mettere in discussione la loro idea di futuro e provare a immaginare che le paure si trasformino in sogni e i rimpianti in esperienze. Alla fine scriveranno il loro messaggio per il futuro, un augurio, un disegno, un “avvertimento” prima di tornare con i piedi per terra.
L’idea è di creare un’esperienza vissuta “nel momento” ma da portare con sé.
Al festival Laivin il laboratorio ha debuttato ed è replicato più volte in diversi momenti e abbiamo osservato come i ragazzi partecipassero senza pregiudizi e con molta curiosità, portando con loro un bagaglio di emozioni che si scioglieva nei loro messaggi e che mostrava come la narrazione venisse interiorizzata e poi riportata all’esterno trasformata ma viva.